Come sviluppare le abilità mentali

//Come sviluppare le abilità mentali

Riflessioni sul lato mentale (del tennis)

The Inner Game of Tennis, cap. 1.

Quante volte ci si trova di fronte alla consapevolezza che si sappia cosa fare ma non si faccia cosa occorrerebbe fare?

L’amico più prossimo è lì pronto a darci la soluzione: “Ma tu dovresti…”. Ancora prima che termini la frase la risposta arriva: “Lo so!”.

The Inner Game of Tennis è uno dei testi più significativi sul Coaching. Nel primo capitolo che qui esaminiamo si pone attenzione proprio alla dinamica sopra descritta, e alla consapevolezza che il nostro peggior nemico è la nostra mente. Scrive Gallwey, a testimonianza di questo processo: Sono il mio peggior nemico! E solitamente, perdo contro me stesso.

Come sviluppare le abilità mentali senza le quali è impossibile raggiungere alti livelli di performance?

Il Life Coaching è la risposta a questa domanda.

Gallwey suggerisce Comincia a dire meno e a notare di più. Questo è un insegnamento per un buon Coach. Il dire, inteso come giudizio, o critica, può essere quello di un insegnante, di un maestro, oppure in gran parte dei casi è il dire di ciascuno verso se stesso. Ecco che la figura del Coach inteviene come specchio: lo specchio riflette, non giudica. Attraverso l’insegnamento del tennis, Gallwey scrive di aver appreso ciò che qualunque insegnante e giocatore dovrebbe imparare: le immagini sono migliori delle parole, mostrare è molto più efficace che dire. Questo insegnamento si ricollega all’azione, al fare del Coaching: attraverso il fare ciascuno può apprendere dai propri errori, mettendo in atto l’unico apprendimento veramente attuabile. (La difficoltà è, in gran parte dei casi, perseverare nei propri errori).

Quale può essere un ostacolo al mettercela tutta?

Paradossalmente, quando ce la si mette tutta, lo si fa con la testa. Tornando al tennis, per giocare una buona partita Gallwey suggerisce di giocare fuori dalla propria testa (letteralmente, fare una partita fuori di testa), in altre parole, di farlo in uno stato di mindlessness. Intuitivamente, sembra che si vada al di la della propria mente, la mente resta in parte non operativa (pg. 20): a questo proposito ci si ricollega allo stato di flow di cui si parla in diverse pagine di questo sito. Agire fuori dalla propria testa vuol dire sapere cosa fare ma non pensare ossessivamente a ciò che si deve fare. Un tennista, in questo stato, sa benissimo dove vuole mandare la sua pallina ma non deve mettercela tutta per mandarcela: egli è immerso in un flusso di azione (flow!) che richiede la sua energia e assieme la sua accuratezza e la sua potenza.

Ma si può agire fuori di testa di proposito? Non si tratta, nuovamente, di usare la testa? Come fare per essere coscientemente incoscienti?

Scrive Gallwey, sembra proprio una contraddizione nei termini; eppure, questo stato si può raggiungere. Ecco cosa ci racconta nei capitoli successivi di The Inner Game of Tennis. Diventare maestri nell’arte della concentrazione senza sforzo è preziosissima, qualunque sia l’obiettivo che si vuole raggiungere!

2013-07-09T22:55:55+02:00